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Circolare 496

CIRC.N. 496 – LA DERIVA DEI COMPORTAMENTI

LA DERIVA DEI COMPORTAMENTI

Utente PARH02000A-psc

da Parh02000a-psc

Docente

Alla comunità scolastica e educante 

 

Oggetto: la deriva dei comportamenti

 

A poche settimane da un incontro con i/le rappresentati di classe, mi ritrovo a dover indirizzare una circolare a tutta la comunità scolastica ed educante (alunne/i, genitori, tutori/trici legali/ docenti e personale della scuola) e vorrei che questa circolare fosse oggetto di attenta analisi e discussione a scuola e a casa, non solo oggi ma per tutti i giorni a venire.

L’azione educativa della scuola, e direi della società in genere, mira a diffondere la piena consapevolezza dei diritti e dei doveri degli studenti e delle studentesse all’interno della comunità scolastica, promuovendo comportamenti coerenti con il corretto esercizio dei propri diritti e al tempo stesso con il rispetto dei propri doveri, che corrispondono sempre al riconoscimento dei diritti e delle libertà degli altri e delle altre.

L’azione educativa favorirà il processo di auto-osservazione da parte dei/delle singole/i allieve/i e del gruppo classe al fine di accrescere il senso di responsabilità e di costruire una cultura dell’autovalutazione.

Purtroppo, tutto questo si scontra con il compito più complicato e fastidioso per l’insegnante: prevenire e disattivare i comportamenti inadeguati dei/delle discenti. Questo momento è vissuto come uno dei più difficoltosi e ingrati in assoluto perché, nella maggior parte dei casi, si pensa che i/le giovani abbiano chiaro il codice di comportamento in classe ma non è affatto così. La Scuola è caratterizzata da una molteplicità di fattori, sia interni che esterni; se a questo sommiamo l’enorme e crescente complessità sociale che si sta delineando, possiamo concludere che la gestione della classe per gli educatori e le educatrici sta diventando davvero difficoltosa. Ebbene uno dei momenti “relazionali” di maggiore importanza è proprio quello della gestione delle condotte inadeguate degli studenti. Questi ultimi sanno, in linea generale, quali atteggiamenti provocano ansia e criticità nella classe… ma spesso non conoscono “i limiti” entro i quali si può muovere con le relazioni critiche. Non sa bene quali atteggiamenti l’educatore/trice accetterà e quali invece saranno osteggiati. Si delinea una potenziale sfida tra due soggetti, insegnante e discente. Il compito primario dell’educatore/trice, come protagonista del sistema educativo, è proprio quello di chiarire agli studenti e alle studentesse regole e procedure; queste ultime sono norme definite e condivise in modo chiaro e preciso, in modo tale che possano caratterizzare ogni ambiente educativo… senza possibilità di essere travisate.

E veniamo ad un’altra nota molto dolente. È molto importante ed imprescindibile, sempre per la buona riuscita delle attività di gestione dei comportamenti inadeguati, che anche le famiglie possano essere coinvolte: regole e procedure vanno condivise per inserirle in un sistema educativo e relazionale positivo che, per quanto possibile, spinga a maturazione i principi della socialità del/la futura/o cittadina/o, oggi solo giovane studente/tessa.

È, forse, luogo comune ricondurre la devianza agli errori educativi condotti dalla famiglia di appartenenza, ma non si può non prendere in considerazione che l’eccessivo permissivismo tra le mura domestiche è una concausa principale (esiste un’indagine di quelle che meritano considerazione perché è stata condotta dall’Università di Cambridge, su commissione del sindacato nazionale degli insegnanti). Un pessimo comportamento a scuola deriva anche dal comportamento dei genitori, che nel rapporto con i propri figli risultano sempre più permissivi e superficiali. Assistiamo sempre di più a situazioni di comportamenti significativamente scorretti da parte di studenti e studentesse se non ottengono quello che vogliono, spesso assecondati da genitori paradossalmente sempre più protettivi.

E quanto detto è pure il frutto della società che ci circonda: una società sempre più fragile e priva di punti di riferimento, dove i pilastri su cui formarsi e far crescere i propri figli e le proprie figlie sono sempre meno.

Tante/i, troppe/i ragazze/i sono perdenti, giocherellone/i, impreparate/i, indisciplinate/i, ma felici con gli smartphone, fanno fatica a capire un testo, se la cavano appena in matematica e sono un disastro in altre discipline. Un’intera generazione, svagata davanti ai libri e ai quaderni, senza combinare nulla, sfugge al proprio dovere e si perde nella più assoluta mediocrità. E più si parla, più si insiste, più si cerca di capire, meno si ottiene e meno si conclude. Gli/Le stesse/i ragazze/i non sanno spiegare perché sono così incapaci di impegnarsi e perché non provano alcun interesse per la scuola e per lo studio.

In molti casi, non solo si studia poco e male, ma si evita in tutti i modi di mettersi alla prova. Renitenti allo studio, si sottraggono anche ad un giudizio sulle loro reali capacità che, nulla vieta, di immaginare come ad un possibile tesoro nascosto.

Si ha la sensazione che a molte/i importi assai poco della scuola, visto che tutto l’interesse è rivolto, solo ed esclusivamente, al desiderio di accrescere comportamenti e atteggiamenti di opposizione e disaccordo che provocano contrasti, allontanano dal rispetto delle regole e non educano al senso del dovere. In più, l’alleanza educativa tra famiglia e scuola sembra vacillare.

Un punto fondamentale da trasmettere ai genitori, e da chi si occupa dei ragazzi e delle ragazze in generale, è il fatto che anche i loro figli e le loro figlie possono sbagliare, ma dobbiamo ricordare che ogni errore può trasformarsi in un’opportunità di crescita. Oggi il genitore non accetta l’idea che sua/o figlia/o non raggiunga il successo. Se il/la docente mette in luce le difficoltà dell’alunna/o, i genitori spesso entrano in panico. Sono troppo impegnati a fare in modo che i/le propri/ie figli/ie non vengano colti mai in fallo: è anche attraverso il fallimento, piccolo o grande che sia, che si apprende e si impara a mettersi in discussione. Nella nostra società invece è vietato sbagliare e non si sa più tollerare la frustrazione di un errore e si attacca prima ancora di difendersi, se difesa ci deve essere.

I problemi della scuola, della famiglia e dell’educazione sono segnali d’allarme che non nascondono preoccupazioni per il futuro. Queste preoccupazioni diventano ancor più gravi e fanno paura quando si verificano casi che esulano anche dai comportamenti prima descritti, quando è messa in discussione la sicurezza di chi vive ed opera all’interno della scuola.

La scuola è un luogo in cui deve regnare la serenità e contro la violenza, interna ed esterna, è necessario un cammino unitario di scuola, genitori e studenti/tesse. C’è bisogno di rigore in educazione, a scuola, in famiglia. C’è bisogno di genitori che sappiano seguire la crescita dei propri figli e delle proprie, che sappiano essere accurati e profondi conoscitori dei problemi legati alla loro quotidianità e non che penetrino nella scuola cercando di farsi giustizia da soli, mettendo in subbuglio un’intera comunità che risulta indifesa di fronte a simili assurdi fenomeni.

Si tratta di aprire una nuova sfida educativa, certamente complessa, di avviare un confronto educativo per diffondere l’odore della semplicità e dell’autenticità e riempire l’animo dei colori di una raffinata emotività.

 

IL DIRIGENTE SCOLASTICO

    Prof. Vito Pecoraro

(Firma autografa omessa ai sensi dell’Art. 3, D.Lgs. 39/93)